mercoledì 13 luglio 2011

La bilirubina

La bilirubina è una molecola contenuta nella bile, di colore giallo – rosso ed prodotta dall’emoglobina.
Le cellule del fegato possono dare vita alla bilirubina diretta, i cui alti valori si depositano nel sangue, creando il classico colore giallastro dell’epidermide.

La bilirubina può essere diretta, indiretta o totale.
I suoi valori normali (per l’uomo) sono compresi tra lo 0 e 0,2 mg/dl, se diretta, se invece è indiretta i valori sono compresi tra lo 0,2 e lo 0,8, quella totale tra 0,2 e 1 mg. Per la donna, la bilirubina diretta è tra 0 e 0,2, quella indiretta tra 0,2 e 0,8 e quella totale tra 0,2 e 1 mg.
I globuli rossi, terminato il loro ciclo, vengono rimossi dal sangue e trasformati nella milza. A questo punto, l’emoglobina viene mandata al fegato sotto forma di bilirubina.
Per eliminarla, il fegato la lega all’acido glucuronico, in modo da espellerla con la bile; in questo modo, si ha il passaggio da bilirubina indiretta a bilirubina diretta.
La bilirubina diretta viene secreta dal fegato ed inserita nella cistifellea, per poi essere eliminata con la bile attraverso le feci.
Un’altra parte di bilirubina diretta viene espulsa con l’urina; se questa ha una presenza troppo elevata nel circolo sanguigno, può dare vita all’ittero, la colorazione giallastra dell’epidermide, tipica di chi ha problemi al fegato.
In questi casi, c’è forse una massiccia demolizione dei globuli rossi, oppure un malfunzionamento generale del fegato, o ancora un deflusso della bile minore.

Per saper lo stato di salute dei nostri valori, è necessario effettuare le normali analisi del sangue ed attendere la risposta entro il giorno successivo. L’analisi del sangue va effettuata a stomaco vuoto e, in caso di valori troppo alti o inferiori alla media, sarà necessario affrontare una cura apposita, fornita dal nostro medico di fiducia.

Il parto cesareo


Il parto cesareo è il parto tramite il quale il bimbo viene estratto direttamente dall’addome materno, attraverso il così detto “taglio cesareo”.

Il suo uso, opposto al parto naturale, è indispensabile in alcuni casi particolari: in caso di urgenza, in caso di complicazioni o in caso di parto gemellare. Il parto cesareo viene comunque utilizzato in tutti quei casi in cui il parto naturale non è praticabile.
Nel parto cesareo, il bimbo viene estratto dal corpo della madre attraverso un’incisione addominale ed uterina; in passato, la cicatrice che rimaneva era ben visibile e di una certa dimensione, oggi le tecniche chirurgiche permettono di non avere che un piccolissimo segno sull’addome, quasi invisibile.
Le tecniche più utilizzate per il parto cesareo sono due: la tecnica Pfannestiel, il cui taglio viene fatto 10 cm sopra il pube ed ha una durata di circa 45 minuti, e la tecnica Stark, in cui il taglio viene fatto a 2 cm dal pube ed ha una durata di circa 30 minuti.
In entrambi i metodi è previsto l’uso dell’anestesia epidurale, a meno che non sia richiesta un’anestesia totale. Non essendo un parto naturale, il cesareo porta con sé tutte le conseguenze di un’operazione chirurgica, con dolori e fastidi che durano alcuni giorni. Il bambino può essere portato subito alla madre, a meno che questa non sia ancora sotto anestesia totale.
Se durante il normale travaglio si evidenziano delle complicazioni, sarà necessario procedere al parto cesareo. In questo caso abbiamo un cesareo d’urgenza. Se invece viene programmato, il cesareo può essere previsto già con diverso anticipo: può capitare per i parti gemellari o per casi in cui il bambino non si trovi ancora nella posizione adatta per nascere.

In assenza di urgenze o di complicazioni, è sempre preferibile effettuare un parto normale, con la possibilità di scegliere anche quello in acqua. Quasi tutti gli ospedali sono oramai attrezzati per rispondere alle esigenze di tutte le madri.

martedì 21 giugno 2011

Infarto


L'infarto, anche detto attacco cardiaco in linguaggio colloquiale, è causato da un flusso di sangue insufficiente al cuore, con conseguente danno ai tessuti cardiaci del miocardio. L'ischemia o carenza di ossigeno risultante causa la cosiddetta angina del petto. I sintomi dell'infarto sono spesso spesso contraddistinti da un dolore toracico intenso e prolungato che viene percepito come una forte pressione e può diffondersi lungo le braccia, le spalle, la schiena, e persino fino ai denti e alla mascella.
Solitamente il lato del corpo colpito è quello sinistro. In alcuni casi si possono avvertire nausea, vomito, debolezza e sudorazione.

Il miocardio, o muscolo cardiaco, può subire un attacco di cuore quando si è in una fase avanzata di una malattia coronarica.
I vasi sanguigni coronarici possono sviluppare placche di ostruzione che causano un minor flusso di ossigeno e nutrienti al cuore, fino a provocare un angina pectoris (interruzione temporanea del flusso) o a un infarto del miocardio (è un interruzione permanente e irreversibile). L'infarto può essere causato da un'embolia o trombosi: un coagulo viaggia attraverso il sangue fino a ostruire un vaso sanguigno.

La diagnosi
dell'infarto avviene mediante ECG o elettrocardiogramma, che può essere effettuata anche in ambulanza. Passata la fase acuta dell'attacco si può praticare anche un'angiografia coronarica. In casi di infarto la permanenza in ospedale è molto variabile, ma è generalmente compreso tra 7 e 14 giorni.


Una persona su tre persone che soffrono di un attacco di cuore muoiono prima di ricevere cure mediche. Rispetto al passato la possibilità di sopravvivere a un infarto è molto aumentata. Il miglioramento è legato ai progressi fatti nella rianimazione cardiopolmonare e alle cure d'emergenza effettuate efficacemente nelle ambulanze.
La maggior parte di coloro che sono ancora vivi dopo 2 ore dall'attacco sopravvive.

Tuttavia, ci sono diverse possibili complicanze che possono insorgere, come la presenza di un'aritmia cardiaca
. Il trattamento
dell'infarto può includere varie cure, come: uso dell'ossigeno, somministrazione di farmaci analgesici, trombolitici, nitrati e beta-bloccanti.

Herpes genitale


L’Herpes genitale è un virus, tecnicamente parlando individuabile con la sigla HSV – 2. Quando si parla di Herpes, è facilmente intuibile pensare a quell’infezione che colpisce le labbra, e che è denominata HSV–1. Quest’ultimo a suo volta, particolarmente insidioso, può essere responsabile anche dell’herpes genitale, anche se in rare ed eccezionali occasioni. Quando il virus HSV-2 entra nell’organismo è molto difficile debellarlo completamente.

Può capitare, infatti, che questo rimanga per diverso tempo in fase dormiente e standby all’interno del corpo, ed essere improvvisamente risvegliato da alcuni fattori esterni, come ad esempio in seguito ad un periodo di forte stress emotivo, oppure dal ciclo mestruale, oppure risvegliato da altre infezioni patologiche sopravvenute.
La manifestazione di questo virus HSV – 2 quando colpisce per la prima volta, si presenta sotto una forma molto acuta e forte, con evidenti fastidi esterni e fisici, con perfino passaggi di febbre alta. I sintomi evidenti dell’Herpes genitale, sono il bruciore e forte prurito in seguito alla comparsa di vesciche presenti nelle parti intime genitali. Questi eventi chiaramente causano molto fastidio e dolore al soggetto interessato. Quando queste vesciche si rompono, fuoriesce il liquido infetto, che crea a sua volte delle dolorosissime ulcere infettive.
La fase successiva dell’infezione acuta in corso, prevede la comparsa di croste marroni e gialle, che indicano la l’avvicendarsi finale dell’infezione. Dovranno trascorrere ancora un paio di giorni prima che la manifestazione dell’infezione di diminuisca fino a svanire del tutto. L’herpes genitale può essere molto aggressivo la prima volta che aggredisce un fisico nuovo, tal volta anche con episodi gravi di febbre molto alta trasformatesi in esplosioni violente di meningiti, le quali come noto, sono molto pericolose per la salute e vita umana.
Mal di testa e continue emicranie, possono essere il primo chiaro avviso dell’insorgere dell’infezione, così come anche complicazioni date da dolori articolari. Le reazioni successive al virus avranno una sintomatologia nettamente inferiore, rispetto alla prima presenza del contagio. Le manifestazioni del virus HSV-2 si presentano con la sintomatologia esterna sopra citata, ma con effetti meno gravosi per la salute del paziente in oggetto.
I rimedi contro l’herpes genitale, prevedono l’assunzione di antidolorifici e farmaci antivirali, solo nei casi particolarmente gravi. I metodi naturali per contrastare gli effetti dell’infezione, sono racchiusi in pochi e semplici consigli: impacchi con ghiaccio, che servono per far attutire il bruciore e il prurito; così come anche l’utilizzo di materiale assorbente o che hanno effetto asciugante, come farina di mais; oppure ancora l’acqua tiepida leggermente salata. Inoltre sarà compito del vostro medico curante prescrivere delle creme antivirali specifiche che abbiano l’arcano compito di far attutire i sintomi e gli effetti dell’Herpes genitale.
Quest’ultimo inoltre, deve essere trattato con particolare attenzione soprattutto quando la paziente in esame è in stato di gravidanza, in quanto l’infezione potrebbe essere trasmessa al nascituro durante il parto, con effetti molto gravi e pericolosi per la nuova vita che è stata generata. Prevedere il parto con taglio cesareo è senz’altro il metodo migliore di prevenzione per scongiurare qualsiasi tipo di contagio al bambino.
La trasmissione di questo virus avviene tramite rapporti sessuali, ma anche con semplici carezze e baci.

Tuttavia è possibile cercare di evitare di contagiare il partner utilizzando il preservativo, che riduce l’incidenza del contagio 50%. Una percentuale comunque non elevata, che dovrebbe indurre entrambi i partner a non consumare rapporti sessuali durante e soprattutto il periodo acuto dell’infezione.

martedì 14 giugno 2011

Scoliosi

La scoliosi è una malformazione che causa nei pazienti un'anomala curvatura della spina dorsale in direzione scorretta, in quanto essa acquisisce una tipica forma di "S". Non si sa ancora cosa provochi la forma più comune di scoliosi, detta scoliosi idiopatica.
Quando la curvatura è grave, può innescare altri problemi di salute che possono influenzare il cuore, i polmoni e le articolazioni.

Poiché tale condizione può essere ereditaria e rischia di esser un problema a diventare un bellimbusto, è possibile che un figlio contragga tale deformazione se i genitori ne sono affetti. La scoliosi si può sviluppare poco a poco, nella maggior parte dei casi non viene diagnosticata fino a dopo l'età dello sviluppo, dopo i 14 anni. La maggior parte dei casi di scoliosi non richiede trattamento, in alcuni casi invece i medici prescriveranno al paziente di indossare un rinforzo posteriore o svolgere un intervento chirurgico per correggere il problema.

Visto che il problema della scoliosi spesso non fa male o non si verifica all'improvviso, non è facile da diagnosticare.
In alcune scuole i bambini sono sottoposti a test per la scoliosi ma la diagnosi più accurata è fatta dal medico. Nei casi di sospetta scoliosi è bene recarsi da un medico, il quale ci farà effettuare una lastra a raggi X per vedere chiaramente qual'è lo stato della colonna. Forse suggerirà anche di vedere un ortopedico, specialista nel trattamento delle patologie correlate alle ossa.

Una curvatura della colonna da 10 a 15 gradi non richiede alcun trattamento ad eccezione di controlli regolari mentre un angolo di 40 o 50 gradi o più può indicare la necessità di eseguire un intervento chirurgico. Circa il 20% dei bambini con scoliosi deve indossare un tutore, che agisce come un dispositivo di bloccaggio per impedire un ulteriore disallineamento della colonna vertebrale. Con il trattamento adeguato, che si tratti di utilizzare un tutore o fare un intervento chirurgico, la maggior parte dei bambini con scoliosi può condurre una vita normale e attiva.

Alitosi

L'alitosi è un disturbo molto comune che, nella maggior parte dei casi, è causato da un'igiene orale scorretta. L'alito, costituito principalmente da vapore acqueo, assume un odore sgradevole proprio quando non si ha la necessaria cura per la propria igiene della bocca. L'alitosi però, in una piccola parte dei casi, può essere provocata da altre cause, come ad esempio: carie dentali, problemi gastrici, tabagismo, ingestione di alimenti alitogeni, assunzione di alcuni tipi di farmaci (antistaminici,antidepressivi,ansiolitici).

L'alitosi, il 90% delle volte, è transitoria e può essere debellata facilmente con una accurata pulizia della cavità orale, sconfiggendo così i batteri responsabili dei cattivi odori. Nel resto dei casi però l'alitosi è persistente, ed è un sintomo di alcune malattie sistemiche che possono essere anche molto gravi. Perciò, nel caso in cui non si riesca a debellarla migliorando l'igiene orale, è il caso di consultare un medico.

Se l'alitosi è di tipo transitorio, il medico a cui rivolgersi è l'odontoiatra. Infatti è proprio dopo una visita odontoiatrica che il dottore potrà illustrare quali sono i metodi più efficaci per una corretta igiene orale in grado di sconfiggere in breve tempo questo fastidioso disturbo. Da qualche tempo è stato introdotto dagli odontoiatri una strumento chiamato “Halimeter”, in grado di stalibire da quale parte del corpo (naso,bocca o polmoni) proviene il problema dell'alitosi.

Scoprire però di essere affetti da questo fastidioso disturbo non è facile come si pensa, infatti spesso chi ne soffre non riesce a rendersene conto così facilmente. Spesso sono le persone che frequenta assiduamente a fargli notare la presenza del disturbo e, per quanto possa essere imbarazzante, il loro parere risulta spesso attendibile.

L'alitosi è un disturbo che inficia soprattutto le relazioni interpersonali e può provocare nei soggetti che ne soffrono non poco disagio. Consolante è però il fatto che sia un disturbo che può essere eliminato facilmente, seguendo con accuratezza i consigli del proprio dentista e facendo attenzione a non ingerire troppo spesso alimenti o bevande alitogene.

mercoledì 8 giugno 2011

Bruxismo


Quante volte, durante la notte, vi sarà capitato di digrignare i denti? Sicuramente almeno una volta, perciò vogliamo chiarire in dettaglio come è catalogato questa situazione.

Con il nome di bruxismo è definito il digrignamento dei denti, dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, ede in particolar modo avviene durante le ore di sonno.
Il fenomeno del bruxismo è abbastanza diffuso tra la popolazione e si denota una percentuale compresa tra il 5 ed il 20% che indica il numero di persone che soffrono di questo problema; l'episodio del bruxismo non è avvertito dalla persona interessata ed ha una durata tra i 5-10 minuti. A differenza del soggetto che digrigna i denti, il compagno di letto potrà essere disturbato da tale rumore ed a volta il rumore è così forte da esser udito in altre camere a fianco. Purtroppo, il digrignamento dei denti comporta un danno allo smalto dentale che porta ad un aumento di sensibilità al caldo e al freddo ed, in alcuni casi, anche la pulizia con spazzolino può essere fastidiosa; in altri casi ancora ci sono difficoltà nell'aprire completamente la bocca.
Oggigiorno la causa del bruxismo non è ancora nota, ma ci sono alcune teorie che riguardano l'origine: la prima teoria considera che il bruxismo sia legato allo stress e, a quanto pare, ad alcune persone sembra essere vera questa teoria. Un'altra teoria sul digrignamento dei denti ipotizza che l'interferenze nell'occlusione dentale possano scatenare questo genere di attività come un tentativo di eliminare queste interferenze digrigliandole.

Purtroppo il problema del bruxismo notturno non può essere controllato, ma per pervenire il problema dello smalto dentale rovinato esiste il bite, uno strumento in resina che se messo sui denti, nella parte superiore, riduce gli effetti del digrignamento dei denti.

lunedì 6 giugno 2011

Esame delle urine


ESAME DELLE URINE
Gli esami delle urine sono un’indagine diagnostica molto importante e ovviamente indolore per la persona.
La persona sottoposta ad esame delle urine, deve minzionare in un apposito barattolino sterile comprato in farmacia o in una provetta consegnata direttamente dalla struttura. Solitamente vengono raccolte le prime urine della mattina, quando la persona è a digiuno, dopo un’accurata igiene dei genitali.
L’esame delle urine permette di diagnosticare disfunzioni a carico dei reni, ma anche a carico del cuore e dell’organismo in generale.
È meglio che il campione di urine raccolto venga consegnato alla struttura entro due ore.
Esame fisico delle urine
Nell’esame fisico vengono presi in considerazione:
  • Colore: in condizioni normali il colore deve essere giallo paglierino o ambrato. Tuttavia l’assunzione di alimenti particolari o farmaci ne modifica il colore
  • Aspetto: l’urina dovrebbe essere limpida e trasparente. È torbida quando sono presenti batteri, globuli bianchi, proteine, acido urico o quando sono presenti precipitati
  • Odore: l’odore di ammoniaca indica la presenza di infezione batterica
  • Peso specifico: compreso tra 1010 e 1030
  • Volume: viene considerato quando si esegue un esame delle urine nell’arco di 24 ore. In un adulto sano deve essere di 1300-1500 ml
Esame chimico
Nell’esame chimico delle urine vengono presi in considerazione:
  • Ph: deve essere compreso tra 5.5 e 7.5 (può arrivare a 4.5 in caso di dieta a base di carne e a 8 in caso di dieta vegetariana)
  • Glucosio: deve essere minore di 150 mg/L. Un aumento potrebbe indicare diabete
  • Proteine: devono essere massimo 15 mg/dL anche se in gravidanza raggiungono valori di 50 mg/dL
  • Emoglobina: è la presenza di sangue, che deve essere assente
  • Corpi chetonici: la loro presenza indica nei bambini febbre, negli adulti potrebbe indicare diabete. È presente anche in gravidanza
  • Bilirubina: sostanza prodotta dalla scissione dell’emoglobina. Deve essere assente. La sua presenza è indice di allarme per malattie correlate al fegato e al pancreas
  • Urobilinogeno: in condizioni normali non supera i 0,2 mg/dL
Esame microscopico
Viene valutata la presenza di:
  • Leucociti: indicano infezioni e stati infiammatori in atto

mercoledì 18 maggio 2011

Orticaria

L’orticaria è una patologia pruriginosa della pelle e che si manifesta come una forte reazione allergica pruriginosa su alcune determinate parti del corpo. Generalmente si evidenzia con pomfi cutanei gonfi, cioè delle piccole macchie della pelle di colore rossastro, che s’induriscono nella parte centrale delle parti colpite. L’Orticaria prende questo nome dalla pianta Ortica, poiché origina i suoi stessi sintomi urticanti.

Questo disturbo della pelle si manifesta improvvisamente in seguito al contatto con sostanze, cose o anche insetti che hanno scatenato la manifestazione urticante dell'orticaria. La durata massima della manifestazione epidermica è di 3/4 giorni, e si risolve in poco tempo senza l’ausilio di farmaci. Tuttavia il medico per casi gravi e insistenti che perdurano per più giorni può prescrivere degli antistaminici per affievolirne gli effetti.
Le cause che la provocano spesso possono essere contenute anche in alcuni alimenti, che risultano nocivi per alcuni organismi particolarmente sensibili, con durata temporale oppure anche permanente. Le fragole, le uova e alcuni tipi di pesce appartengono a quella forma di alimenti che possono procurala in alcuni soggetti tendenzialmente predisposti.
Di seguito altre cause generano questo disturbo dell’epidermide: farmaci troppo aggressivi che neutralizzano e attaccano le cellule della pelle, così come anche alcuni prodotti di cosmetica, costituiti da alcune sostanze che risultano essere dannose e deleterie per la pelle, creando gli effetti sopra citati. Allo stesso modo anche prodotti chimici e tessuti sintetici, provocano questi stessi effetti. Gli insetti e microrganismi, in alcuni soggetti particolarmente sensibili possono dare origine agli episodi allergici dell’orticaria.
Esiste anche l’orticaria dello sportivo, dovuta al forte sforzo fisico e alla sudorazione, che combinati in un determinato momento originano l’orticaria. Alcuni aspetti psicologici particolarmente stressanti possono essere anche causa di orticaria.
Esistono diversi tipi di orticaria: quella gigante, pigmentata, e accidentale. La prima si manifesta con pomfi particolarmente tumefatti e infettivi, e si trovano localizzati principalmente sul viso e sugli organi genitali, colpendo spesso anche lingua e laringe, e in quest’ultimo caso prende il nome di angioedema, e diventa una forma di orticaria più pericolosa, in quanto può seriamente compromettere il sistema respiratorio.
L’orticaria pigmentata si manifesta invece sul tronco colpendo soprattutto i bambini. Questa può portare delle serie complicazioni, creando tachicardia, mal di testa e dissenteria.
L’orticaria accidentale invece è quella che si manifesta solamente nello specifico punto della pelle in cui è avvenuto il contatto con la sostanza orticante. L’orticaria può avere natura cronica o acuta. Quest’ultima è quella che si manifesta con episodi sporadici e isolati. Invece è cronica, quando può colpire uno stesso soggetto con cicli spesso ripetitivi e periodici.

L’orticaria sparisce spontaneamente in pochi giorni e i suoi effetti hanno una durata di circa 24 ore, solo in alcuni casi gravi sarà compito del medico curante prescrivere dei farmaci specifici per alleviare i sintomi dell’orticaria.

mercoledì 11 maggio 2011

Aids

Aids

L'AIDS o sindrome da immunodeficienza acquisita è una malattia che inibisce pesantemente il sistema immunitario umano. La causa è il virus dell'HIV, il quale attacca specialmente le cellule del sistema immunitario umano.
Nei malati di AIDS la quantità dei linfociti T (cellule del sistema immunitario) è di circa 200, mentre nelle persone sane i livelli dei linfociti va da 500 a 1500.
I sintomi sono spesso molto gravi e includono: infezioni, tumori e malattie debilitanti, con conseguente grave perdita di peso o deperimento. Viene speso colpito il cervello e il sistema nervoso centrale.

Il virus dell'HIV può essere silente per mesi o addirittura per anni (anche decenni) prima di sviluppare qualsiasi sintomo della malattia. Visto che i linfociti vengono progressivamente distrutti o inattivati, altri virus e parassiti si moltiplicano all'interno del corpo e possono causare malattie come: polmonite, tubercolosi, candida, infezioni a gola, bocca o vagina, fuoco di Sant'Antonio, citomegalovirus...

Modalità di contagio

La modalità di trasmissione più comune è il trasferimento delle secrezioni del corpo attraverso il contatto sessuale. Questo si realizza attraverso l'esposizione delle mucose della vagina, del retto, o attraverso ferite della bocca, con liquidi come sperma o secrezioni vaginali contenenti il virus HIV.
Anche il sangue o gli emoderivati possono trasmettere il virus, spesso attraverso la condivisione di siringhe e aghi contaminati. Avviene anche con trasfusioni di sangue infetto.
L'HIV può anche essere trasmesso durante la gravidanza dalla madre al feto.
Anche il latte materno ha alte concentrazioni del virus ed è potenzialmente pericoloso. Invece liquidi come saliva, lacrime, sudore e urina non possono trasmettere il virus.
L'HIV non si trasmette per semplice contatto e nemmeno attraverso la tosse e gli starnuti. La condivisione di un rasoio pone un piccolo rischio in quanto il sangue può essere trasmesso da una persona all'altra se questa presenta piccole ferite. La stessa cosa potrebbe avvenire teoricamente con macchinari per tatuaggi permanenti, piercing del corpo, agopuntura, elettrolisi; ma la probabilità è molto ridotta.

Trattamento

Attualmente non esiste una cura per l'infezione da HIV o l'AIDS, né esiste un vaccino per prevenirlo. Nonostante questo esistono nuovi farmaci atti a rallentare la progressione dell'infezione ripristinando in tal modo la funzione immunitaria del corpo e consentendo a molti individui affetti da HIV di condurre una vita normale.

Vari farmaci anti-HIV (chiamati anche antiretrovirali) sono tutt'ora utilizzati per controllare la riproduzione del virus e rallentare o arrestare la progressione di tutte le altre malattie correlate all'HIV. Quando utilizzati in combinazione, questi farmaci sono detti Highly Active Antiretroviral Therapy (HAART) o Terapia antiretrovirale altamente efficace. HAART combina tre o più farmaci anti-HIV in un regime quotidiano, come un potente "cocktail" terapeutico. Tali farmaci non curano l'infezione da HIV, quindi gli individui che prendono questi farmaci possono comunque trasmettere l'HIV ad altri.

Per la prevenzione dell'HIV ricordiamo i metodi basilari: utilizzo de preservativo durante il rapporto, non condividere aghi infetti o astenersi dal sesso, che sia vaginale, anale o orale. Anche il sesso orale per quanto comporti un rischio più basso, ha una dose di possibilità di trasmissione. Pur essendo la bocca un ambiente inospitale per l'HIV esistono casi documentati di trasmissione orale del virus HIV.
Per quanto riguarda le donne incinta con HIV il modo più sicuro di prevenzione del virus per il nascituro è il taglio cesareo e la sua nutrizione con latte che non provenga dalla madre.

lunedì 2 maggio 2011

Meningite

La meningite è una grave forma d’infiammazione delle meningi, le membrane che ricoprono il sistema centrale nervoso a protezione dell’encefalo e del midollo spinale.

Contagiosa soltanto durante le fasi più acute e nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione dei primi sintomi, in genere la malattia si sviluppa quale conseguenza di una diversa infezione batterica, virale o da funghi, a partire da un originario focolaio sorto nell’apparato respiratorio o alle orecchie.
La forma meno grave e più diffusa, da cui si guarisce, in linea di massima, nell’arco di una decina di giorni, ha origine virale e viene definita in gergo meningite asettica.
Meno trascurabili sono le specie di origine batterica, imputabili, in genere, al batterio meningococco - che si trasmette per via respiratoria e che può dar luogo a forme di meningite fulminante con conseguente decesso dopo poche ore dai primi malori - allo pneumococco - causa anche di otiti e polmoniti, ed anch’esso trasmissibile per via respiratoria - o al batterio emofilo, o Hib, maggiormente diffuso tra i bambini di età inferiore ai 5 anni, sebbene dalla fine degli anni ’90 sia previsto un vaccino apposito che ne ha ridotto notevolmente l’incidenza.

I sintomi sono vari e possono essere facilmente confusi con quelli di un comune stato influenzale: febbre alta, mal di testa, irrigidimento del collo, vomito e nausea, sonnolenza ma anche fotofobia convulsioni ed alterazione dello stato di coscienza.
É bene, pertanto, ove si riscontrasse uno stato simile, rivolgersi immediatamente ad un medico o recarsi al più vicino pronto soccorso.
Sono fattori di rischio l’età (i bambini sotto i cinque anni e gli anziani, per le meningiti da pneumococco, sono i più esposti), il fumo, attivo e passivo, e le pregresse infezioni delle vie respiratorie.

Il trattamento consta di una terapia antibiotica accompagnata delle più opportune misure di profilassi per limitare i contatti con soggetti non contagiati, per i casi più gravi. Se trascurata o non risolta può condurre a danni permanenti del sistema neurologico o, addirittura, al decesso.

martedì 19 aprile 2011

Pidocchi

I pidocchi sono dei parassiti molto piccoli di colore grigio-biancastro che si nutrono di sangue. I pidocchi vivono attaccati ai capelli e traggono il loro nutrimento pungendo il cuoio capelluto, succhiando il sangue, e depositando un liquido pruriginoso. Per riprodursi depositano delle uova, chiamate lendini; la femmina del pidocchio vive circa tre settimane, durante le quali deposita in media 300 uova. Queste lendini hanno una forma allungata, sono grandi poco meno della capocchia di uno spillo e possono essere bianche o marrone chiaro; si trovano vicino al cuoio capelluto, principalmente all'altezza della nuca, dietro e sopra le orecchie e possono essere confuse con la forfora che però, a differenza delle lendini che sono ancorate saldamente al capello, può essere rimossa facilmente con una spazzola.

I pidocchi possono essere trasmessi sia in modo diretto, cioè se le teste si toccano, sia indiretto, attraverso lo scambio di indumenti come cappelli e sciarpe o di pettini e cuscini.

Per eliminare i pidocchi è necessario ricorrere a specifici antiparassitari, da applicare sui capelli umidi dopo lo shampoo. E' molto difficile, al contrario, eliminare le lendini attraverso l'uso di prodotti particolari; sarà necessario dunque procedere ad un'analisi accurata del capo e all'eliminazione manuale delle uova con l'aiuto di un pettinino molto stretto. Il troppo prurito può portare alla psoriasi.
I pidocchi non sopravvivono più di due o tre giorni lontano dal cuoio capelluto, quindi sarà sufficiente disinfettare e lavare a 60° solo le lenzuola, gli indumenti ed eventuali pupazzi, in quanto utilizzati di frequente.