mercoledì 13 luglio 2011

La bilirubina

La bilirubina è una molecola contenuta nella bile, di colore giallo – rosso ed prodotta dall’emoglobina.
Le cellule del fegato possono dare vita alla bilirubina diretta, i cui alti valori si depositano nel sangue, creando il classico colore giallastro dell’epidermide.

La bilirubina può essere diretta, indiretta o totale.
I suoi valori normali (per l’uomo) sono compresi tra lo 0 e 0,2 mg/dl, se diretta, se invece è indiretta i valori sono compresi tra lo 0,2 e lo 0,8, quella totale tra 0,2 e 1 mg. Per la donna, la bilirubina diretta è tra 0 e 0,2, quella indiretta tra 0,2 e 0,8 e quella totale tra 0,2 e 1 mg.
I globuli rossi, terminato il loro ciclo, vengono rimossi dal sangue e trasformati nella milza. A questo punto, l’emoglobina viene mandata al fegato sotto forma di bilirubina.
Per eliminarla, il fegato la lega all’acido glucuronico, in modo da espellerla con la bile; in questo modo, si ha il passaggio da bilirubina indiretta a bilirubina diretta.
La bilirubina diretta viene secreta dal fegato ed inserita nella cistifellea, per poi essere eliminata con la bile attraverso le feci.
Un’altra parte di bilirubina diretta viene espulsa con l’urina; se questa ha una presenza troppo elevata nel circolo sanguigno, può dare vita all’ittero, la colorazione giallastra dell’epidermide, tipica di chi ha problemi al fegato.
In questi casi, c’è forse una massiccia demolizione dei globuli rossi, oppure un malfunzionamento generale del fegato, o ancora un deflusso della bile minore.

Per saper lo stato di salute dei nostri valori, è necessario effettuare le normali analisi del sangue ed attendere la risposta entro il giorno successivo. L’analisi del sangue va effettuata a stomaco vuoto e, in caso di valori troppo alti o inferiori alla media, sarà necessario affrontare una cura apposita, fornita dal nostro medico di fiducia.

Il parto cesareo


Il parto cesareo è il parto tramite il quale il bimbo viene estratto direttamente dall’addome materno, attraverso il così detto “taglio cesareo”.

Il suo uso, opposto al parto naturale, è indispensabile in alcuni casi particolari: in caso di urgenza, in caso di complicazioni o in caso di parto gemellare. Il parto cesareo viene comunque utilizzato in tutti quei casi in cui il parto naturale non è praticabile.
Nel parto cesareo, il bimbo viene estratto dal corpo della madre attraverso un’incisione addominale ed uterina; in passato, la cicatrice che rimaneva era ben visibile e di una certa dimensione, oggi le tecniche chirurgiche permettono di non avere che un piccolissimo segno sull’addome, quasi invisibile.
Le tecniche più utilizzate per il parto cesareo sono due: la tecnica Pfannestiel, il cui taglio viene fatto 10 cm sopra il pube ed ha una durata di circa 45 minuti, e la tecnica Stark, in cui il taglio viene fatto a 2 cm dal pube ed ha una durata di circa 30 minuti.
In entrambi i metodi è previsto l’uso dell’anestesia epidurale, a meno che non sia richiesta un’anestesia totale. Non essendo un parto naturale, il cesareo porta con sé tutte le conseguenze di un’operazione chirurgica, con dolori e fastidi che durano alcuni giorni. Il bambino può essere portato subito alla madre, a meno che questa non sia ancora sotto anestesia totale.
Se durante il normale travaglio si evidenziano delle complicazioni, sarà necessario procedere al parto cesareo. In questo caso abbiamo un cesareo d’urgenza. Se invece viene programmato, il cesareo può essere previsto già con diverso anticipo: può capitare per i parti gemellari o per casi in cui il bambino non si trovi ancora nella posizione adatta per nascere.

In assenza di urgenze o di complicazioni, è sempre preferibile effettuare un parto normale, con la possibilità di scegliere anche quello in acqua. Quasi tutti gli ospedali sono oramai attrezzati per rispondere alle esigenze di tutte le madri.